Letture Recensione

Recensione di Come si ascolta un film?: una lettura necessaria per tutti gli amanti di musica e cinema

Con l’uscita per le Edizioni Efesto di Come si ascolta un film? – Guida all’ascolto per inconsapevoli spettatori di colonne sonore abbiamo già presentato l’uscita in libreria del nuovo libro di Marco Testoni. Curiosi, ci siamo addentrati nella lettura del testo per scoprire da vicino il mondo della musica per immagini.

Tra le nuove uscite balza all’occhio l’ultimo lavoro di Marco Testoni. Compositore, music supervisor e didatta, Testoni conduce il lettore verso la scoperta di una forma d’arte invisibile: la colonna sonora.
Ad accompagnare il testo, ci sono una serie di playlist musicali e podcast, che rendono il libro un lavoro multidisciplinare tutto da scoprire.

Rovesciando l’esperienza stessa dell’atto cinematografico, ci si ritrova dinanzi a un lavoro ambizioso ma realizzato in maniera eccellente. Lontano da un testo accademico, il libro è un vero racconto sulla musica per il cinema. Un’arte che ha vissuto, e vive, di pari passo alle immagini, ma sempre troppo spesso passa in secondo piano durante l’atto di visione di un’opera cinematografica.

“Non avendo in dotazione per questo libro né un proiettore né uno schermo proverò a spiegare, con metodi diversamente fruibili, alcuni passaggi dedicati circa i messaggi segreti e a volte inspiegabili che si nascondono con discrezione dietro il linguaggio delle colonne sonore.”

Il topic del libro di Testoni ha radici profonde. Rubando le parole di Béla Balázs, si può dire che “è caratteristico il fatto che si nota subito l’assenza della musica in un film, mentre non si bada affatto alla sua presenza”. La musica realizzata per il cinema ha la funzione di rendere le immagini complete e di aumentare la “potenza emozionale”, suggerisce l’autore. Con la musica “è subito festa (sopratutto se è buona musica) ma per il pubblico i veri protagonisti restano quasi sempre gli altri, quelli che la storia la fanno e quelli che si vedono: i registi e gli attori”.
Un lavoro, quello della musica, funzionale ad accompagnare le immagini nel percorso cinematografico. Anche se lo spettatore non presta attenzione alla colonna sonora perché assorbito dalla scena, ciò dimostra la buona qualità del lavoro del compositore, capace di poggiare il giusto suono alla giusta immagine. Quest’ultima è una delle caratteristiche fondamentali, che “permette di facilitare la socialità fluidificando le passioni e i processi emotivi degli individui e, dall’altro, di rendersi complementare alla narrazione cinematografica”. Basti pensare a suoni e rumori “di fondo”, che rendono naturali le scene e non delle piatte immagini.

“La realtà è che il suono, anche per la sua non visibilità, comunica a livello subliminale il suo messaggio scuotendoci nel profondo”: rovesciando l’idea che “la musica sia la più astratta delle espressioni artistiche”, a servizio delle immagini del cinema, essa crea una relazione “che genera una metamorfosi dell’essenza stessa della musica e che assume un significato più chiaro e materiale proprio per la sua potenza evocativa nell’accompagnare le sequenze e il ritmo di un film”.
Seguendo questo discorso, la musica racconta il non detto e l’inespresso, piuttosto che rappresentare meramente una storia. È un suggerimento emozionale per lo spettatore, il quale in maniera del tutto inconsapevole, viene assorbito e proiettato nel film.

Testoni, completamente consapevole del rapporto viscerale tra musica e immagini, realizza Come si ascolta un film? per svelare i segreti del mestiere e ripercorrere la storia della musica per il cinema: un tassello che come sottolinea nella sua postfazione Massimo Privitera, riesce con humor a instillare nel lettore il desiderio di andare a rivedere e riascoltare alcuni film, o di scoprirne altri per andare alla ricerca del senso profondo di una colonna sonora.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *