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La Festa sulle Nuvole del Parto delle Nuvole Pesanti

Due feste in musica e una mostra per ripercorrere 35 anni di vita di una delle band militanti più originali della musica italiana e con il nome più poetico.

Due feste in musica e una mostra: sono queste le iniziative con le quali Il Parto delle Nuvole Pesanti, tra i primi gruppi italiani a cantare rock in calabrese mescolandolo con l’italiano e altre lingue inventate, festeggia i propri 35 anni di vita fra palco e impegno sociale. La band calabro – bolognese parte il 9 agosto da Strongoli Marina in provincia di Crotone per arrivare il 10 ottobre a Bologna ai Teatri di Vita. A fianco ai componenti storici, Salvatore De Siena  e Amerigo Sirianni, ci sarà il Maestro Antonio Rimedio che – oltre ad aver riarrangiato per l’occasione i brani della band – dirigerà l’Orchestrina delle Onde Calabre. Ciascuna tappa, inoltre, vedrà salire sul palco alcuni amici storici della band, figure che hanno contribuito a disegnarne la ricchezza.

Un po’ di bio e di profilo artistico
Ma ripercorriamo questa storia densa di note e di passione: nel 1990, all’Università di Bologna, nel cuore del movimento studentesco La Pantera, un gruppo di giovani calabresi – Salvatore De Siena, Amerigo Sirianni e Peppe Voltarelli – dà vita a una delle formazioni militanti più originali della musica italiana: Il Parto delle Nuvole Pesanti. Nasce così una band capace di trasformare il dialetto in veicolo di resistenza culturale e poetica contro l’omologazione anglosassone, aprendo la strada a molte altre esperienze nel panorama della musica indipendente del Sud e di fondere stili e linguaggi differenti, folk, rock, tarantella-punk e world music, canzone d’autore con impegno sociale e visione teatrale, creando un linguaggio musicale inedito, potente e identitario.

Un percorso musicale impreziosito dalle incursioni nel cinema e nel teatro, dalle numerose collaborazioni tra cui Claudio Lolli, Teresa De Sio, Roy Paci, Fabrizio Moro, Paolo Jannacci, il Maestro Peppe Vessicchio e dall’incontro con diversi scrittori tra cui Carlo Lucarelli, Carmine Abate e Vito Teti. Il tutto alimentato dai suoi oltre mille concerti, coinvolgenti crocevie di suoni e liriche, ironia e allegria, miscelati a momenti teatrali e circensi, portati in festival e su palchi importanti sia nazionali (Primo Maggio, Premio Tenco, Kaulonia Tarantella Festival) che internazionali (New York, Fortaleza, Bagdad, Londra, Parigi, Berlino, Praga, Lisbona, Siviglia).

Ad accompagnare il concerto celebrativo di questi 35 anni del Parto verrà allestita una mostra fotografica curata da Mariagrazia De Siena che rappresenta un viaggio visivo attraverso la storia della band: dagli esordi nel 1990 fino ai giorni nostri. Attraverso una selezione accurata di fotografie, copertine di dischi, manifesti di tour, articoli di giornale e materiali come abiti di scena e oggetti simbolici, la mostra ricostruisce il percorso artistico e biografico del Parto. La mostra non solo racconta la storia del gruppo, ma si collega anche alla più ampia evoluzione della musica indipendente italiana degli ultimi trent’anni. L’esposizione si svolgerà in piazza Magna Grecia sul lungomare di Strongoli e sarà replicata negli spazi del Teatri di Vita di Bologna. Alcuni testi delle canzoni saranno esposti per sottolineare questo aspetto innovativo e simbolico.

Il Parto delle Nuvole Pesanti: una band sempre pronta a lottare!

L’impegno per la Pace
Il Parto delle Nuvole Pesanti ha da sempre fatto dell’impegno pacifista una delle colonne portanti del proprio progetto artistico e culturale. Sin dal primo album Alisifare del 1994, con i brani Raggia e Diserzione esprime chiaramente il rifiuto di ogni guerra e violenza. Nel 1999 il Parto partecipa al Concerto del Primo Maggio a Roma indossando abiti militari come provocazione contro la guerra in Kosovo: un gesto di forte impatto mediatico, trasmesso in diretta su Rai3 e rilanciato da tutti i principali mass media, mentre nel 2000 esce l’album Sulle ali della mosca, che contiene Ciani, brano ispirato alla storia di un soldato di Sarajevo che si rifiuta di combattere nella guerra in ex Jugoslavia contro i suoi amici Serbi, trovando rifugio e accoglienza in Italia. Il pezzo diventa anche la sigla di Caterpillar su Radio2. Nel 2001 la band realizza lo spettacolo teatrale Roccu u Stortu, che racconta le tragedie della Prima Guerra Mondiale attraverso la voce di un soldato calabrese, trasformandosi in un vero e proprio urlo contro la guerra; la pièce viene trasmessa su Palcoscenico di Rai2 e su Radio3 in diretta dal Teatro Valle di Roma. Un anno dopo la band partecipa a una tournée a New York, esprimendo solidarietà per le vittime degli attentati dell’11 settembre e nello stesso anno tiene un concerto di solidarietà a Baghdad, pubblicando il cd L’altra faccia della guerra in collaborazione con l’associazione Salaam Baghdad – Artisti contro la Guerra, e promuovendo il documentario Sotto il cielo di Baghdad, distribuito con importanti testate italiane e presentato su Rai3. Tra il 2003 e 2004 il Parto riarrangia il disco Ho visto degli zingari felici di Claudio Lolli, in cui il brano Agosto denuncia come “si muore ancora di guerra e non certo d’amore” e partecipa alla compilation Mai più cadaveri dei soldati con una reinterpretazione di La guerra di Piero di Fabrizio De André, simbolo della tradizione pacifista italiana. Nel 2005, il Parto si reca in Bosnia per le celebrazioni del decimo anniversario del massacro di Srebrenica, documentando l’esperienza con il film Il buio di Srebrenica, che testimonia la memoria e l’impegno contro le atrocità della guerra.

La lotta contro le Mafie
Tra gli impegni del Parto, molto forte e significativo è quello contro la mafia, che li ha visti partecipare a numerose iniziative culturali e sociali volte a contrastare le mafie e promuovere la legalità. Nel 2006 la band ha collaborato con I Ragazzi di Locri, movimento calabrese nato dopo l’omicidio di Francesco Fortugno, vicepresidente della Regione Calabria, contribuendo al progetto multimediale Il caso Fortugno, che unisce musica e approfondimenti sulla ‘ndrangheta. Nello stesso anno ha partecipato alla Manifestazione Nazionale Antimafia a Cinisi, in memoria di Peppino Impastato, figura simbolo della lotta antimafia.

Il Parto ha preso parte alle manifestazioni nazionali contro la ‘ndrangheta promosse dai Consorzi Sociali Goel, ispirati al movimento civile guidato dal Vescovo Bregantini. Salvatore De Siena è stato testimonial e relatore di convegni come Musica contro le Mafie e la band ha collaborato con l’associazione Libera, partecipando a concerti e alla Carovana Antimafia.

Nelle loro canzoni il Parto affronta il tema della mafia con uno sguardo profondo e poetico, evitando la retorica e denunciando i legami tra politica, società civile e criminalità organizzata. Tra i brani più significativi si ricordano Che aria tira e Il sacro osso (sul potere e l’illegalità); Qualcuno mi ha detto, ispirato alla poesia Il più bello dei mari di Nazim Hikmet, cerca una via d’uscita dall’oppressione mafiosa. Il brano Giorgio, che racconta la storia di un bambino calabrese costretto all’emigrazione per sfuggire alla mafia, è stato nominato al Premio Amnesty International. Particolarmente nota è la canzone Onda Calabra, colonna sonora del film Qualunquemente, con Antonio Albanese, diventata un vero e proprio tormentone antimafia, con riconoscimenti anche a livello cinematografico.

Anche nei documentari prodotti dalla band emergono temi legati alla mafia. In Doichlanda (2003), vincitore del Premio della Critica al Torino Film Festival, si indaga sulle infiltrazioni mafiose nelle attività commerciali degli emigranti calabresi in Germania.

Ma è soprattutto con il progetto Terre di Musica – Viaggio tra i beni confiscati alla mafia, realizzato in collaborazione con Libera, che il Parto esprime il massimo impegno per la legalità. Il lavoro, documentato con un cofanetto (libro + film), racconta le esperienze dei beni riconsegnati alla collettività e trasformati in occasioni di riscatto civile e modelli di sviluppo eco-sostenibile. Il progetto ha avuto grande risonanza, con tappe in scuole e università, e un’eco in tutta Italia ed Europa fino a Parigi e Berlino, con presentazioni su Radio3, TG2 e in diretta su Rai3 dal palco del Primo Maggio di Roma.

L’attivismo per la tutela dell’Ambiente
L’impegno ambientale rappresenta una componente profonda e costante del percorso artistico e civile del Parto delle Nuvole Pesanti. Fin dai primi lavori, la band ha intrecciato musica, teatro, cinema e attivismo per denunciare i disastri ambientali, difendere il territorio e promuovere una cultura della sostenibilità.

Già nel 1994, con il brano Sahara Consilina contenuto nell’album Alisifare, il gruppo denunciava la cementificazione e la desertificazione del Sud Italia. Da allora, l’attenzione al tema è cresciuta con brani come L’eterno canto dell’uomo, realizzato con Claudio Lolli per l’opera teatrale Fango sulla tragedia della frana di Sarno del 1998, e Attenzione all’estinzione, una ballata-manifesto distribuita gratuitamente nelle scuole nell’ambito delle Ambientiadi e diventata colonna sonora di molte iniziative ecologiste.

Altri brani come Magnagrecia (ispirata alla poetica della restanza di Vito Teti), La nave dei veleni (scritta con Carlo Lucarelli) e Crotone (con la partecipazione di Fabrizio Moro), affrontano i temi dello spopolamento dei paesi, dell’inquinamento industriale, dell’ecomafia e del degrado ambientale. Le loro musiche sono state spesso usate nella trasmissione Linea Blu di RaiUno e, su invito di Legambiente, i musicisti sono stati testimonial della Goletta Verde.

Anche il cinema è stato uno strumento potente per raccontare l’ambiente. Nel film I colori dell’abbandono (2009), scritto da Salvatore De Siena e vincitore del “Festival di Cinema Ambiente e Paesaggio”, si racconta la storia di Pentedattilo, un borgo calabrese abbandonato a causa di un’alluvione, e della resistenza culturale contro i progetti speculativi. In Alèteia, cortometraggio presentato al 3EFestival, due giovani riscoprono il valore della propria terra, suggerendo una riflessione sulla necessità di conciliare identità, paesaggio e futuro.

Attraverso musica, testimonianze e progetti artistici, Il Parto delle Nuvole Pesanti continua a promuovere una visione etica e poetica del rapporto tra uomo e ambiente, denunciando le ferite del territorio e difendendo la bellezza come forma di resistenza e speranza.

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