Recensione

Il tempo che sfuma: la potenza narrativa del film La Leggerezza

La Leggerezza di Andrea Caciagli è un documentario che sfida le convenzioni del genere, avvicinandosi più alla dimensione del racconto intimo che a quella del reportage informativo. Se la tradizione documentaristica tende spesso a inquadrare temi come l’Alzheimer in una cornice educativa o di sensibilizzazione, Caciagli sceglie un approccio radicalmente diverso: il suo film non è un semplice documento sulla malattia, ma un’opera fortemente narrativa che restituisce, con grazia e delicatezza, la vita di sua nonna Anna nell’inevitabile dissolvenza dei ricordi.

Attraverso un anno di riprese, il regista costruisce una storia fatta di immagini stratificate, alternando video domestici, vecchie fotografie, riprese dal cellulare e filmati d’archivio. Il risultato è una rappresentazione frammentata, specchio della mente di Anna che si perde tra passato e presente, tra ricordi nitidi e momenti di smarrimento. Ma ciò che distingue La Leggerezza dagli altri documentari sulla malattia è proprio la sua capacità di sorprendere lo spettatore con un tono dolce e malinconico al tempo stesso.

Caciagli non cerca la commiserazione, non cerca di fornire una lezione o una denuncia, ma sceglie di raccontare la quotidianità con lo sguardo amorevole di chi la vive da dentro. La sua narrazione è immersiva e priva di retorica: ci troviamo tra le mura di casa, accanto ad Anna e alla sua famiglia, testimoni di momenti che oscillano tra la tragedia e la leggerezza, tra il dolore della perdita e la tenerezza del ricordo. L’ironia tipicamente toscana, che emerge nei dialoghi e nelle reazioni dei familiari, diventa un elemento chiave per affrontare la malattia, smorzando il peso del dramma e trasformandolo in un’esperienza profondamente umana.

L’operazione compiuta dal regista si completa con Via Don Minzoni n.6, il film che segue cronologicamente La Leggerezza e che ne rappresenta il contraltare. Se nel primo film assistiamo al lento affievolirsi di Anna, nel secondo Caciagli esplora il vuoto lasciato dalla sua scomparsa, tornando nella casa ormai deserta per un ultimo addio. Due film che dialogano tra loro, due facce della stessa medaglia, un’esperienza cinematografica che va oltre il documentario per trasformarsi in una storia profondamente personale e universale insieme.

Con La Leggerezza, Andrea Caciagli dimostra che il documentario può essere molto più di un resoconto: può diventare un’opera d’arte capace di emozionare, stupire e far riflettere, senza mai perdere di vista la verità più autentica.

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